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Emil Ferris
Emil Ferris è nata nel 1962 a Chicago, cresciuta nel quartiere di Rogers Park, in un periodo segnato dalle tensioni…
razziali: passa la sua infanzia tra spacciatori, prostitute e delinquenti che dominano le strade. Sua madre, pittrice e illustratrice, amava i cappelli delle streghe. Suo padre progetta le facciate dei flipper. Insieme ai suoi genitori trascorse molto tempo all’Art Institute, affascinata dai dipinti, dai mostri di Goya, dalle riviste horror con le copertine insanguinate e dalle storie sui lupi mannari. Soffrendo di una grave scoliosi, Emil si considera un “mostro”, letteralmente un essere umano fantastico. A quarant’anni, mentre festeggia il suo compleanno con gli amici, viene punta da una zanzara che le trasmette il virus del Nilo occidentale. Un nome strano, una malattia molto rara. Il destino è crudele: è la seconda persona infetta nell’Illinois. Entra in coma, sull’orlo della morte, e si risveglia paralizzata. La figlia, che non sopporta che la madre non sappia più disegnare, le infila in mano delle penne a sfera per aiutarla. Il disegno la solleva dall’abisso. Ha fatto riabilitazione per anni, si è ritrovata su una sedia a rotelle e ha superato anche questa enorme difficoltà. Entra all’Art Institute di Chicago per imparare davvero a disegnare. Nel 2007 ha trasposto uno dei suoi racconti, “Io, quello che mi piacciono sono i mostri”, in splendidi disegni a penna a sfera (i più economici in circolazione) in un libro di ottocento pagine.
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